orlando da montegridolfo (e stronz d'urland)
(parole di Bruno Sacchini, musica di Daniele Donati, ott 1994)

Orlando da Montegridolfo colore del zolfo la faccia
sei braccia d'altezza a stare seduto "Fottuto!" gridava la gente

al suono del nome soltanto
    "Brigante assassino il suo vanto è d'avere ammazzato per niente
il legato del papa perchè non gli aveva assegnata la taglia adeguata"
"Scudi duemila soltanto?
    Parola d'Urland ca l'amazz st'inverne che porc,
    par fè bon e miàzz"

Venuto l'inverno l'Orlando rubando imprecando razziava
la bava alla bocca per ville e paesi "Se siete cortesi", gridava
"Vi lascio la vita, peró:
    che  il legato m'aumenti la taglia, se vuole salvarvi, gentaglia,
da me, ca l'aspett il legato te mezz d'una streda e sal'ciap ui fazz veda,
se Urlando quand'anche contando
    la svalutazione non vale il doppio suo almeno
    sanza confutazione!"

"Chi più di me crudo e feroce? Ben tre vescovi e un porporato
vivi murai in casa loro e un coro di monaci ho seviziato,
rapiti un conte, tre duchi,
    marchesi con i suoi paesi, un principe senza casato,
la nonna di mio cognato e il suo pappagallo di già imbalsamato,
lo schioppo di un appuntato,
    il carro di carnevale già mascherato,
    in arcivescovado!

   "A so e terror de Rimnès, um piès de fè paura ma tòtt,
   (nu fe casòt, stém da sintì lazò in te fònd, che son robe importanti!)
   son ribaldo, ladro, bandito, trema e guverne se alzo il dito...
   (silenzio, banda di ignoranti, che sono anche patriota, per servire: sol per l'ideale son solito rapire!)
   Oggi so che deve passare di qua il legato papale,
   i què, i què l'aspetarò, a tiro di fucile!"

   "Orlando, sol per queste offese a Dio
   e all'ordine costituito sarai punito..."
   "Chi é? L'avete udito?" "Nessuno, capo, ha udito niente..."
   "Forse qualche fiato di vento che soffia e sbuffa da ponente
   ti ha ingannato, un suon di campane mosse dal vento..."
   "Ormai é tempo che ci appostiamo, ascolta:
   nevica sopra il paese, andiamo..."

Nevica un tempo buio nero, Orlando, che ha in cuore il gelo,
il ghiaccio della paura, or guarda la piazza ormai vuota ed oscura
coperta di neve già dura.
    "Capo, c'è fuori paese, una grande e impervia radura
dove potremmo nasconderci in breve..." ma Orlando sta lì e non cede,
grida: "E' stato un momento,
un attimo sol di timore,
    Rampazzo, Guido ed Astolfo, son sempre io infine
    Orlando da Montegridolfo.

Il vento cresce e la neve é alta un culo e una sporta
sovviene un suon di sonagli e cavalli dai pressi di un camposanto:
ecco la scorta e il legato!
    Orlando ascolta: "E' arrivato!", chiama a raccolta i suoi prodi
"Nascosti alla vista che ognuno ritagli la gola al suo proprio nemico
e del braccio sinistro anche il dito
    chi avrà più coraggio darà inizio al processo,
    anche senza permesso!"

   Corre il gran carrozzone nero, nel leggero fioccar di neve:
   la pieve del paese si vede appena...
   "Dite tenente, chesseché questo paese?", chiede il legato.
   E l'appuntato: "Spontricciolo, eccellenza, di qui a Bagnolo
   saran tre miglia..." Patapum! Scoppia il parapiglia.
   "Tenente, piglia!", risuona al tenente caduto al suolo
   sotto il gran tempestare del fuoco, mentre la neve
   cade sulla carrozza con rumore fioco.
La neve cade d'intorno e intorno già schioppa il fucile:
dei militi cadono, siedon feriti ai bordi della carrareccia
chi bada soltanto a scappare,
    nascondersi sotto le ruote del carro, strisciando la bressa
credendo la fine scampare, percuotere l'uscio del primo convento.
In pochi momenti la neve
    sale a coprire quei corpi ma, ecco i briganti,
    che corrono a sgozzare.

   Dalla porta della carrozza esce al legato la testa ormai storta
   cade sul selciato... "E ancora vivo!" "Strappagli il cuore!"
   "Non ci arrivo, ui vò la lèma un po' pi longa..."
   "Nu fa e mazlèr, basta che defunga!"
   "Prima che giunga Orlando, presto..." Ma Orlando È giunto.
   "Fermi tutti!", grida. E poi: "Al vòi mè! E' mio: lasciate che lo stringa,
   ch'al ciàp in te gargòzz!" Ma quello subito in franzese, sanza souci,
   "Merde!", ui arspònd, e sòbit che morì.

    "Com sarìa a dì? Ste mort ad fèma... mè, de merdòs,
   un m'l'ha mai dè inciùn..."
   "Forse scherzava!" "Ma se è morto secco, sticchito!".
   "Guarda la palla che ha preso in fronte..."
   "E' uscito il colpo di qua..."
   "Era francese il tipo" "Me ne impipo! Me del merdoso..."
   "Orlando, poichè (ascolta) sei stato troppo 'oso'
   sarai tu, scellerato, in pietra trasformato,
   solo allora, non prìa, potrai aver riposo!".

Ferme le campane, e non c'è vento... è freddo che trema anche il mento.
ma Orlando è bloccato, impalato, é come un troncone di marmo  gelato,
neanche un compagno restato
    Orlando da Montegridolfo: la faccia di zolfo non trema:
già la cancrena lo rode di dentro... immobile al centro del borgo
la neve cadendo lo copre,
    lo avvolge di un sonno profondo. Nel gorgo del tempo,
    Orlando attende il riposo.